Mi capita alcune volte che qualche mamma mi racconti della difficoltà che il suo bambino ha nel familiarizzare con l’acqua.
Che sia acqua della piscina o del mare, il bambino ha una gran paura.
In particolare recentemente ho incontrato nel mio studio una signora che mi spiegava che, per aiutare la sua bambina di 4 anni a superare la paura dell’acqua, l’aveva iscritta ad un corso di nuoto.
Ma anche lì, niente da fare. La bambina piangeva per tutto il tempo della lezione, l’istruttore le aveva provate tutte ma poi sembrava essersi un pò rassegnato a convivere con questa allieva alquanto riluttante.
Alla mamma però dispiaceva vederla così e alla fine l’aveva ritirata dal corso, non senza sgridarla e ripeterle: “Vedi che tutti gli altri bambini entrano in piscina senza fare storie? Solo tu ti agiti e piangi come una sciocchina!”
Ma il problema permane e, in prossimità delle vacanze estive questa mamma si chiede: come posso aiutare la mia bambina a superare la paura dell’acqua?
Innanzitutto il primo consiglio che mi sono sentita di dare a questa mamma è di ridimensionare le aspettative e darsi (oltre che dare alla bambina) del tempo. Forzare le tappe, spingere oltremodo e troppo velocemente la bambina verso l’acqua, far passare l’idea che ci si aspetta da lei che impari a stare in acqua in quattro e quattr’otto non migliorerà le cose.
Il secondo consiglio quindi, immediatamente discendente dal primo è creare un clima di serenità e di assenza di qualsivoglia aspettativa nei confronti della bambina.
Il terzo consiglio è di prevedere un percorso di avvicinamento per tappe all’acqua.
La prima di queste potrebbe essere l’osservazione di un’altra bambina, della stessa età o di poco più grande che si diverte nuotando o giocando in mare.
Questa osservazione deve essere condotta non facendo paragoni (es. “vedi lei che brava che non fa storie mentre tu invece…”) ma semplicemente facendo notare quanto appunto l’altra bambina si stia divertendo.
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La seconda potrebbe essere fare un gioco divertente per la bambina in riva al mare. Si potrebbe giocare a palla (che potrebbe finire nel mare e quindi potrebbe essere necessario andare a recuperarla) o magari con l’innaffiatoio giocattolo prendere un pò di acqua e iniziare ad annaffiarsi i piedi a vicenda.
La terza potrebbe essere costruire dei castelli di sabbia chiedendo alla bambina di andare a prendere con il secchiello l’acqua necessaria in mare.
La quarta potrebbe essere riempire una piscinetta di quelle che si usano per i bambini più piccoli e permetterle di entrare e sguazzare un pò in quei pochi centimetri di acqua importanti per farle “prendere confidenza” con l’acqua.
La quinta potrebbe essere immergere le mani nell’acqua del mare e giocare a rincorrersi per bagnarsi a vicenza.
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Poi si potrebbe giocare con le pistole ad acqua riempite con acqua di mare, notando la sensazione di frescura e di benessere che l’acqua fresca porta al corpo in una giornata molto calda nonchè il divertimento stesso che il gioco comporta.
Quando la bambina si sente pronta si può proporre di entrare in mare, la prima volta solo fino alle caviglie, per poi aumentare gradualmente la parte del corpo raggiunta dall’acqua.
Le prime “immersioni” vanno fatte ovviamente in un contesto di mare tranquillo, che degrada dolcemente, senza onde.
Ogni successo della bambina (ogni step in più compiuto) può essere premiato con una piccola sorpresina, precedentemente concordata.
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E’ poi utile ricordare che non va assolutamente rivelata ad altri (parenti, amici, vicini di ombrellone) la paura della bambina perchè questi, in buona fede, potrebbero riproporre l’argomento in modi scorretti, magari anche davanti alla bambina stessa, rinforzando in questo modo la paura.
Proprio in questi giorni la famiglia di questa bambina si trova al mare e da una mail della mamma ho appreso che gli esercizi, sebbene siano ancora in fase iniziale, stanno andando per il verso giusto.
Sono sicura che se i genitori continueranno su questa linea ben presto la paura dell’acqua sarà solo un brutto ricordo!
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