Negli ultimi tempi ho ricevuto diverse richieste da parte di genitori che mi chiedono come sia possibile aiutare un figlio timido ad essere meno “bloccato” nei rapporti interpersonali.
Vediamo quindi di capire un pò di più di quella che è una condizione che preoccupa un pò i genitori che vedono il proprio figlio in difficoltà in alcune situazioni sociali.
La timidezza è una forma di ansia sociale, è cioè un senso di disagio che viene sperimentato dai bambini in maniera più o meno intensa, in situazioni in cui si trovano a contatto con altre persone.
In particolare, la tipologia di persone che scatenano più ansia sociale, quindi più timidezza sono (in ordine di potenziale per innescare una reazione di timidezza):
1) estranei
2) autoritá (es. insegnanti, istruttori sportivi), in virtù delle loro conoscenze
3) parenti che non vengono frequentati spesso
4) amici
5) genitori
6) fratelli e sorelle ( meno di tutti gli altri)
I bambini timidi, in queste situazioni, hanno timore di essere giudicati negativamente oppure sgridati oppure ancora si sentono a disagio perchè la situazione è insolita o imprevista per loro e, per questa ragione preferiscono restare nell’ombra e non partecipare, ad esempio, ad attività o conversazioni, in modo da evitare ogni possibile rischio di valutazione negativa da parte degli altri o altre spiacevoli conseguenze.
Ciò è veramente un peccato poichè la timidezza, se portata avanti sino all’età adulta e se presente in forma intensa:
-rende difficile incontrare persone nuove e gustare esperienze potenzialmente positive
– impedisce alle persone di difendere efficacemente i propri diritti e di esprimere le proprie opinioni e i propri valori
– favorisce un’eccessiva consapevolezza di sè e un’eccessiva preoccupazione per le proprie reazioni impedendo di sperimentare interesse autentico per gli altri.
Queste e altre le conseguenze della timidezza.
Ma come fare per impedire che in un bambino o in un ragazzo si strutturi definitivamente un atteggiamento di timidezza che sia nel momento presente che in un futuro può essere causa di sofferenza?
– Come genitore è importante che tu non abbia fretta di “affibiare” a tuo figlio l’etichetta di “bambino timido”.
Se un bambino si percepisce come “timido” sará meno spronato ad interagire con gli altri poichè penserá “sono timido, non c’è nulla da fare”. E se sarai proprio tu a definire il bambino “timido”, egli ci crederá, poichė sa che il genitore ha ragione di ciò che dice.
Se un insegnante, inoltre, verrá a conoscenza dal genitore che percepisce suo figlio come timido potrá, chiaramente non intenzionalmente, mettere in atto delle modalitá di relazione con lui che potranno andare a rinforzare proprio i comportamenti di timidezza.
– È importante non avere aspettative irrealistiche.
Non é logico pensare che un bambino prudente e un pò diffidente, in una situazione sociale nuova oppure un pò caotica -come ad esempio una festa di compleanno oppure un’interazione poco strutturata con bambini sconociuti al parco- possa essere estroverso e sicuro di sè. Del resto anche un bambino estroverso in una situazione non nota può rivelarsi particolarmente timoroso ed insicuro.
– È opportuno non far fare al bambino il passo più lungo della gamba.
Se tuo figlio ha dei comportamenti di timidezza non pensare che ad una festa di compleanno di un amichetto possa buttarsi nel gruppo più o meno grande dei bimbi invitati e giocare immediatamente con naturalezza e spontaneitá. Ha più senso aspettarsi che per lo meno il gioco sia preceduto da un momento di osservazione e di “studio” della situazione.
Potrebbe essere utile, al fine di ridurre la timidezza, invitare un bambino alla volta presso la propria abitazione, al fine di consentire al proprio figlio di sperimentarsi socialmente con maggiore tranquillitá.