Anna (nome di fantasia) è una ragazzina che frequenta la prima media. E’ brava a scuola, un pò timida, fa danza classica da quando ha 5 anni. I suoi genitori si rivolgono a me preoccupati in quanto la ragazza, da qualche tempo, a scuola ha dei momenti in cui dice di “non capire più niente”, di “andare in confusione”. Succede soprattutto quando ci sono verifiche, interrogazioni, ma anche quando ci sono momenti di lavoro destrutturato, dove non c’è un compito preciso e ben delineato da svolgere e dove il risultato del lavoro è frutto della creatività e dell’impegno del gruppo.
Purtroppo la classe in cui è capitata non ha dinamiche semplicissime. Ci sono state diverse occasioni in cui alcuni compagni hanno preso di mira altri, e, anche se la cosa non ha riguardato direttamente Anna, i genitori credono che la ragazza abbia paura che prima o poi toccherà a lei.
Dopo un primo incontro con i genitori, incontro Anna, che mi riferisce le seguenti informazioni:
Quando ha “quei momenti” va completamente in confusione. Le capita anche di vedersi “dal di fuori”, come se fosse separata rispetto alla sua identità e al suo corpo, e questo la spaventa molto.
Il cuore le batte in modo accelerato, le gira la testa e, quando si riprende, le rimane mal di testa
Ha paura di fare brutta figura e non chiede aiuto a nessuno, cerca di “resistere” e di fare finta di niente ma alla fine scoppia a piangere e rimane turbata per molte ore. Non appena rientra a casa è quasi immediata la sensazione di sentirsi meglio.
Sente gli stimoli dell’ambiente in maniera amplificata. Un fruscio di un foglio o la pressione della penna diventano particolarmente fastidiosi, quasi insopportabili.
Si blocca e non “capisce più niente”. Ha preso brutti voti in materie in cui di solito andava bene. Dice che quando le capitano “quei momenti” non riesce a concentrarsi, perde l’attenzione e non riesce a portare a termine i compiti e le verifiche.
Durante i primi colloqui cerchiamo di capire cosa stia succedendo ad Anna. Attraverso delle domande specifiche arriviamo alla conclusione che si tratta di attacchi di panico. Parliamo di cosa è l’ansia, di cosa è il panico, del perché l’ansia si trasforma in panico. A questo punto Anna si tranquillizza perché si rende conto che “quei momenti” non sono altro che ansia un pò più forte del “normale” (attenzione, non voglio banalizzare l’esperienza degli attacchi di panico, che so essere davvero spiacevole).
Suggerisco quindi alla mamma di Anna di parlare con gli insegnanti per spiegare cosa sta vivendo in questo periodo la ragazza, in modo che loro la possano aiutare e possano capire che in alcune situazioni potrebbe aver bisogno di uscire dalla classe per andare in bagno, in attesa di ritrovare la tranquillità.
Per un periodo si è reso necessario sospendere le interrogazioni davanti alla classe (per un paio di mesi Anna è stata interrogata in un’aula separata dagli altri) perché quella era una situazione che, inizialmente, favoriva il verificarsi degli attacchi di panico. Infatti Anna pensava: “Ora tutti mi stanno guardando, e se si accorgono che sono ansiosa? Non posso fare brutta figura davanti a tutti. E se non mi ricordo niente? E se mi viene un attacco di panico e non capisco più niente?”. Ovviamente erano questi pensieri, che poi abbiamo smontato uno a uno puntualmente, a causare gli attacchi di panico. Dopo aver recuperato più razionalità è stato possibile riprendere normalmente le interrogazioni.
Nello stesso tempo ho insegnato ad Anna alcune “strategie” comportamentali. La prima è stata la respirazione diaframmatica (vedi qui per un esempio https://www.youtube.com/watch?v=uLWgPyF0sII).Questo è un modo di respirare “lento” e poco profondo, che consente di riportare ritmo del respiro e battito cardiaco rapidamente alla normalità. La seconda è stata chiedere di uscire (in accordo con gli insegnanti), andare in bagno e rinfrescarsi per poi rientrare, dopo 5/10 minuti, quando si fosse tranquillizzata. La terza è stata confidarsi con una/due compagne di classe (quelle più fidate) in modo da avere alleanza e comprensione da parte di qualcuno.
Arrivate a Giugno, Anna stava già molto meglio, ora la attende a settembre la sfida di un nuovo anno scolastico, che, sono sicura, dal punto di vista dell’ansia, sarà un pò più semplice dello scorso.
Dott.sa Sandra Magnolini Psicologa e Psicoterapeuta in Vallecamonica e in Franciacorta
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