Quella che vorrei raccontare oggi è la storia di Paola, una ragazza di 25 anni (ogni riferimento che possa rendere identificabile la persona è stato eliminato) con una “singolare” paura: quella di prendere la metropolitana. Paola vive a Brescia, dove da qualche tempo è stata inaugurata la metropolitana: nuovissima, pulita e comoda per raggiungere alcune zone della città.
Ma Paola ha paura di salirvi e percorre ogni giorno strade trafficate per andare al lavoro, quando sarebbe più comodo, più veloce e meno costoso spostarsi con la metro. Questa paura è ancora più “strana” se pensiamo che Paola è una ragazza molto intelligente, capace sul lavoro apprezzata dagli altri. Inoltre con la propria auto è in grado di raggiungere qualsiasi destinazione ma non riesce a percorrere nemmeno lo spazio di una fermata.
Cosa sta succedendo a Paola? Perché ha questa difficoltà?
Durante i primi colloqui mi racconta che quando era poco più che una ragazzina era andata con i genitori a Milano per una gita e le era capitato di perdersi per qualche minuto all’interno della metropolitana.
Si era voltata per un attimo e, in mezzo alla confusione e alla grande quantità di persone, aveva perso di vista i suoi genitori. In quei pochi minuti si era sentita persa, in preda ad un’ansia molto forte, che si era manifestata con tachicardia e capogiri.
Al ricordo di quelle sensazioni riferiva che era convinta che in quel momento avrebbe potuto morire all’istante.
Da quel momento era nata fortissima in lei la paura di riprovare quelle sensazioni, che associava all’essere all’interno di una metropolitana.
In sostanza pensava: ogni volta che andrò in metropolitana proverò quelle sensazioni, cosi forti che potrei morire.
La prima cosa su cui abbiamo lavorato io e Paola è stato ricondurre quei sintomi così fastidiosi e spaventosi a una “semplice” ansia. Sicuramente forte, sicuramente fastidiosa, ma di ansia si trattava. È poichè la natura ci ha dotato di tutte le emozioni possibili, perche avrebbe dovuto fornire l’uomo di un’emozione potenzialmente in grado di provocarne la morte? Questo ovviamente non è possibile, perciò ‘ abbiamo appurato che di ansia non sì può morire.
Il secondo passo è stato far sperimentare a Paola i sintomi dell’ansia che lei maggiormente temeva, per dimostrarle la loro non pericolosità. Abbiamo quindi indotto una situazione di tachicardia e di capogiri sperimentando degli esercizi fisici (correre sul posto, girare su se stessi) in seguito ai quali Paola si è resa conto di poter tollerare quelle sensazioni che non le procuravano nulla di grave o irreparabile ma soltanto un po’ di fastidio.
Il terzo passo è stato esporsi con l’immaginazione alla situazione temuta. Ho quindi fatto immaginare a Paola di trovarsi nella situazione temuta, le ho chiesto di monitorare il livello di ansia sperimentato e abbiamo terminato l’esercizio quando l’ansia aveva raggiunto il livello più basso possibile.
Il quarto passo è stato esporsi in vivo, in modo graduale, alla situazione temuta.
In primo luogo le ho chiesto di percorrere un piccolo tratto in metropolitana. Solo quando si è sentita più sicura abbiamo gradualmente aumentato la tratta da percorrere, arrivando nell’arco di qualche mese a riuscire ad attraversare tutta Brescia.
La soddisfazione, sua e mia, ovviamente è stata grande e ci ha permesso di trarre alcune conclusioni.
1. L’ansia in se’ non è pericolosa. Fastidiosa si, ma non pericolosa.
2. È possibile abituarsi alle sensazioni che l’ansia da’, diventanto sempre meno sensibili ad esse.
3. Più spesso verranno sperimentate situazioni in cui si prova ansia, meglio e prima ci si abituerà ad essa, finendo con il provare progressivamente meno ansia.
4. Se si evitano le situazioni che generano ansia, questa non sparirà, anzi, si rafforzerà, rendendo sempre più difficile affrontare quelle situazioni
5. L’ansia non affrontata tende a volte a “diffondersi” cioè a manifestarsi in più situazioni, diminuendo la qualità della vita della persona.
Il senso del titolo del post è quindi questo: non possiamo pensare che l’ansia passi da sola. O meglio, un’ansia che dura da tempo, che è rivolta a situazioni specifiche, che si accompagna sistematicamente a pensieri di un certo tipo, è difficile che svanisca da se’. L’ansia diminuisce solo se ci abituiamo a sperimentarla in modo graduale, notando che non produce in noi nulla di drammatico o irreparabile.
Per approfondimenti consiglio la lettura del libro “Il manuale dell’ansia e delle preoccupazioni” di D. Clark e A. Beck in cui vengono illustrati chiaramente i passi da compiere per superare una condizione ansiogena.
(Foto da Wikipedia)