Il benessere psicologico è un qualcosa verso cui tutti vorremmo tendere.
Eppure a volte, per la maggior parte delle volte involontariamente, esso ci sfugge, o meglio, ce lo lasciamo sfuggire.
Come mai capita questo? Perchè succede che a volte, invece di tendere verso il benessere, ci lasciamo intrappolare dal funzionamento, non sempre ottimale, della nostra mente?
Innanzitutto è importante capire come costruiamo la realtà che ci circonda.
Per fare questo osserviamo la figura sottostante.
Cos’è? Cosa vedete?
Qualcuno probabilmente vedrà il profilo del viso di un indiano.
Altri vedranno un uomo di spalle, con un grosso cappotto.
Alcuni faranno fatica a vedere entrambe le immagini contemporaneamente mentre altri non avranno alcuna difficoltà nel farlo.
Perchè ho pubblicato questa immagine?
Ciò che voglio dire è che non esiste, in molte situazioni, a livello percettivo, e nemmeno psicologico, una realtà oggettiva data una volta per tutte e che ciò che vediamo e che viviamo è frutto di interpretazione, ragionamento, attribuzione di significato.
Chi di noi non ha o non ha mai avuto un amico convinto di non piacere a nessuno, fermamente convinto delle proprie idee nonostante l’evidenza le sconfermasse?
O chi non ha mai parlato con una persona che costantemente evidenziava le proprie sfortune e problemi tralasciando di vedere (magari del tutto inconsapevolmente) le proprie fortune e i propri talenti?
Bene: questo è ciò che fa la mente. A volte trae in inganno, ci fa vedere una cosa per un’altra, ci fa generalizzare gli insuccessi o ci porta alla conclusione che una situazione è gravissima quando invece non è così.
Quindi cosa non ci fa raggiungere il benessere psicologico? Quali sono le trappole che la nostra mente ci tende?
La prima trappola che la mente ci tende è il credere ciecamente ai propri pensieri e al proprio modo di vedere la realtà, anche quando ciò si rivela inefficace e inutile.
Se io credo al pensiero che non ho nulla di interessante da offrire agli altri cosa farò? Probabilmente mi isolerò, non cercherò di comunicare, finendo poi per credere davvero al pensiero originario e cioè che non ho nulla di offrire agli altri. Ma è proprio vera questa convinzione o sono io che la determino con il mio stesso comportamento?
La seconda trappola che la mente ci tende è il rimanere troppo ancorati al nostro passato o essere eccessivamente preoccupati per il futuro, dimenticando che il momento presente è l’unico che abbiamo realmente a disposizione per modificare ciò che non ci piace della realtà circostante o in noi stessi.
Il passato non si può certo cambiare, anche se si può imparare a leggerlo con occhiali differenti, e il futuro si può prevedere solo in una certa misura, mai con una precisione del 100%
La terza trappola che la mente ci tende è l’evitamento.
Quante volte evitiamo delle esperienze che sappiamo sarebbero utili per noi per paura del fallimento?
E quante volte evitiamo pensieri e immagini mentali che riteniamo dolorose?
Ebbene, più noi evitiamo esperienze, più quelle appariranno difficili e la nostra competenza più scarsa.
Più evitiamo pensieri e immagini mentali più la mente ce li riproporrà in maniera indesiderata, a volte quasi ossessiva, impedendoci di raggiungere il benessere psicologico.
La quarta trappola che la mente ci tende è la poca chiarezza rispetto a quali sono i nostri valori, con il risultato che non ci dedichiamo sufficientemente ad essi e quindi abbiamo la sensazione di vivere una vita senza significato.
La quinta trappola della mente è il non credere nella possibilità del cambiamento. A volte si incontrano persone che sostengono “sono fatto così, non posso cambiare”, “sono sempre stato così, cosa ci posso fare?”
La sesta ed ultima trappola è il porsi obiettivi irrealizzabili. Porsi obiettivi troppo elevati fin da subito o per i quali non abbiamo competenze, oppure nessun aiuto, porta quasi certamente al fallimento, con il conseguente distanziamento da una condizione di benessere psicologico.
Quindi come possiamo fare per aggirare le trappole della mente e raggiungere il benessere psicologico?
Una prima mossa da fare è sicuramente, come detto più volte nel blog, mettere alla prova i propri pensieri e chiedersi: che prove ho che questo pensiero è vero? Mi aiuta ragionare in questo modo? Mi porta a raggiungere i miei obiettivi, ciò che voglio?
Una seconda mossa è chiarire i propri valori e chiedersi: cosa è veramente importante per me? Che tipo di persona voglio essere? Come mi piacerebbe che le persone mi ricordassero una volta che non ci sarò più? In questo modo si evitano di disperdere troppe energie verso situazioni che non ci portano a raggiungere il benessere psicologico, concentrandosi invece su azioni, persone e circostanze che ci danno una maggiore soddisfazione.
Una terza mossa è individuare le tentate soluzioni, cioè tutti i modi che abbiamo utilizzato per risolvere problemi e che non hanno funzionato, per individuarne i punti di debolezza, passando poi a ricercare soluzioni innovative e più efficaci. Un detto molto significativo da questo punto di vista è “se vuoi avere ciò che hai sempre avuto, fai ciò che hai sempre fatto”.
Una quarta mossa è mettersi in gioco su ciò che ci interessa veramente, adottando la politica dei piccoli passi. Ciò significa che non dobbiamo fare tutto e subito, ma lavorare per ciò che ci importa mettendoci pian piano nelle situazioni, scegliendo obiettivi fattibili e realizzabili, dai quali ricavare esperienze di successo.
Dal post si deduce che la mente tende delle trappole che non sempre ci portano ad avere una lettura corretta della realtà.
E’ quindi importante imparare a riconoscerle e a lavorare in una direzione diversa.
Mettere alla prova i propri pensieri, chiarire i propri valori, smettere di attuare azioni già tentate che non hanno portato a nulla e adottare la politica dei piccoli passi sembrano essere soluzioni che portano ad una maggiore soddisfazione e ad un maggior benessere psicologico.
fonte immagine: internet
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