Nel mio lavoro con i genitori mi imbatto spesso in questa domanda: per educare mio figlio sono meglio le lodi, gli apprezzamenti, i complimenti, oppure ogni tanto è opportuno anche sgridare, rimproverare, dare delle punizioni?
Diciamo che un buon piano educativo di tipo genitoriale prevede di saper utilizzare entrambi questi strumenti, tenendo però presente alcune “buone prassi”.
LODI:
Non andrebbero date “a casaccio” e in continuazione perchè il bambino potrebbe ritenere di essere speciale in tutto ciò che fa, per poi ritrovarsi con il mondo esterno che ad un certo punto “presenta il conto” e rimette il bambino tenuto su un piedistallo troppo alto al suo posto (e la caduta potrebbe essere abbastanza dolorosa).
Allo stesso modo appellativi esagerati (“Sei il migliore!” ) non portano gran valore aggiunto e potrebbero fare alla lunga credere al bambino che tutto gli è concesso in quanto, appunto, migliore di tanti altri.
Andrebbero riferite a specifici comportamenti positivi che il bambino mette in atto, o quantomento dovrebbero evidenziare l’impegno profuso nel raggiungere un determinato obiettivo.
Ad esempio, ad un bambino a cui si sta chiedendo di non picchiare il fratellino e che in una determinata occasione riesce a trattenersi dal farlo, si può dire: “Bravo per aver lasciato tranquillo tuo fratello! Batti un cinque!”
Anche comportamenti che vanno nella direzione di un miglioramento, anche se non centrano perfettamente l’obiettivo che vogliamo il bambino raggiunga possano essere lodati.
Ad esempio, di fronte ad un bambino che spesso risponde un NO categorico di fronte a qualsiasi tipo di richiesta, ogni qualvolta riporta un lo faccio dopo può essere comunque manifestato una forma di apprezzamento (ovviamente accertandosi che in un secondo momento il bambino faccia quanto concordato)
Nelle lodi e nei complimenti non bisognerebbe fare paragoni tra i comportamenti messi in atto dal bambino e quelli messi in atto da altri bambini. Ad esempio non andrebbe detto: “Tu si che sei bravo a scuola, tuo cugino invece no”.
Questo perchè fa intuire che c’è una graduatoria di merito e magari un giudizio positivo o negativo associato al raggiungimento di un certo tipo di risultato.
Questo modo di ragionare potrebbe prima o poi penalizzare il bambino stesso, ogni qual volta sente che c’è qualcuno più bravo di lui in qualcosa e che quella bravura è associata ad un sentimento complessivo maggiormente positivo da parte delle figure di riferimento.
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CASTIGHI, PUNIZIONI:
A differenza di quanto comunemente si potrebbe pensare, anche provvedimenti di questo tipo possono essere utili nella crescita di un bambino, a patto che non diventino troppo frequenti.
Infatti continui castighi o punizioni, che preferirei chiamare “conseguenze negative a fronte di comportamenti negativi” hanno il duplice effetto di rovinare la relazione con il bambino scatenando in lui frequente rabbia e opposizione oppure paura oppure di perdere la loro efficacia.
Per avere un’utilità essi devono avere alcune caratteristiche:
Essere concordati. In un momento di tranquillità va detto al bambino: “La prossima volta che picchi tuo fratello, per tutta quella giornata non guarderai i cartoni animati”.
Questo significa fissare delle regole.
Il bambino deve cioè sapere cosa lo aspetta se si comporta male in modo da poter decidere cosa è meglio fare. Ovviamente apprendere questo richiederà un pò di impegno, un pò di pianti e fallimenti.
Essere contingenti al comportamento negativo che il bambino mette in atto. La conseguenza concordata deve essere messa in atto subito o poco dopo il comportamento negativo del bambino perchè questi deve comprendere che le due cose (comportamento negativo e conseguenze) sono associate.
Essere di breve durata. Non ha senso privare il bambino del tablet per un mese intero perchè in questo mese (che è lungo da passare) potrebbe perdere la motivazione nel mettere in atto comportamenti positivi pensando: “Chi me lo fa fare di comportarmi bene? Tanto sono già in punizione!”. Inoltre molti genitori che fissano punizioni “lunghe” si rendono conto strada facendo di non riuscire a farle rispettare e sono costretti a ritrattarle, perdendo di credibilità.
Va sempre ricordato al bambino che noi disapproviamo il comportamento e non la sua persona nel complesso. E’ un conto dire: “Sei maleducato e cattivo, perciò ti punisco” e dire “Non mi piace come ti sei comportato perciò come ti avevo detto non guarderai la televisione fino a domani”.
La punizione non deve essere di tipo fisico: sculaccioni, o peggio ancora schiaffi, vengono per lo più dati in un momento di rabbia mista a stanchezza estrema e senso di impotenza del genitore. In genere provocano altra rabbia e frustrazione nel bambino, nonchè la tendenza ad imitare questi comportamenti. Insomma, simili “punizioni” non insegnano al bambino alcunchè.
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Ultimo consiglio:
In base allo studio di molti psicologi e pedagogisti e anche alla mia personale esperienza clinica il percorso educativo dei propri figli funziona meglio se le lodi superano in proporzione castighi e punizioni. In altre parole, si ottengono più risultati, in termini di benessere e di comportamenti positivi se il bambino, in proporzione sente di essere apprezzato e valorizzato piuttosto che svalorizzato e punito in continuazione.
E ora..buon lavoro a tutti i genitori!