Quante volte sul posto di lavoro, in famiglia o con gli amici rinunciamo a manifestare il disaccordo? Oppure, al contrario, ci accorgiamo che, durante una discussione, stiamo offendendo il nostro interlocutore?
Entrambe queste situazioni, in base alla mia esperienza clinica, sono piuttosto frequenti e portano, nel primo caso, alla rinuncia ad esprimere le proprie idee e i propri sentimenti. Nel secondo caso ad allontanare chi ci sta di fronte e a non ottenere la soddisfazione di un nostro bisogno.
Risulta quindi importante imparare a esprimere il proprio disaccordo con l’altro in una maniera assertiva, cioè non aggressiva ma nemmeno passiva.
Ecco quindi alcune “buone prassi” che possono aiutare a comunicare al meglio con l’altro, quando vogliamo fargli capire che siamo stati ad esempio delusi o contrariati da un suo comportamento.
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1) criticare il comportamento e non la persona. C’e molta differenza tra dire “sei un maleducato” e “quello che hai detto mi ha fatto sentire umiliato”. Nel primo caso stiamo, magari involontariamente, attaccando l’altra persona; nel secondo caso stiamo parlando di noi, e, se lo facciamo usando il giusto tono e volume di voce, sarà difficile che l’altro si metta sulla difensiva o in una posizione di arroganza.
2) non lasciare passare troppo tempo. Non ha senso in una discussione dire frasi come “anche tu quella volta lo scorso anno ..” quando magari il nostro interlocutore non si ricorda la questione alla quale ci stiamo riferendo. Se siamo arrabbiati meglio contare fino a 10 o lasciar passare la notte ma temporeggiare troppo non ci porterà a risolvere in maniera costruttiva una situazione.
3) trattare in privato anziché in pubblico. Criticare una persona in una situazione sociale equivale a metterla in forte difficoltà per il timore di “perdere la faccia” e, molto probabilmente, non otterremo un granché se non che l’altro probabilmente negherebbe ogni addebito e ogni responsabilità. Ha più senso cercare di chiarire una questione seria in privato, dove sarà più semplice comunicare.
4) mostrarsi disponibili all’ascolto. Anche se proprio non ci va ciò che l’altro ci sta dicendo, sforziamoci di non interromperlo e di ascoltarlo. Non c’è nulla di più indisponente di un interlocutore che interrompe frequentemente e che sembra anticipare ciò che l’altro dirà.
5) mostrarsi disponibili a trovare una soluzione ai problemi che il più possibile accontenti entrambi. Ricordiamoci che una critica costruttiva è quella dove non è prioritario vincere a tutti i costi ma ottimizzare i vantaggi per ambedue le parti. Questo ci garantirà un migliore rapporto con il nostro interlocutore che getterà buone basi per la risoluzione di ulteriori questioni in futuro