Avete mai avuto l’impressione che la persona con cui state parlando non vi stia veramente ascoltando? O che mentre lo sta facendo stia pensando ad altro? Bene, se vi è successo sapete quanto è frustrante e quanto, al contrario, è appagante, consolante, soddisfacente sentirsi veramente ascoltati e capiti.
O magari è successo anche a voi, talvolta, di non riuscire ad ascoltare gli altri. Forse vi è dispiaciuto (penso alla frustrazione nel non riuscire ad ascoltare veramente il proprio figlio o il partner che magari hanno da dirvi qualcosa di importante, magari non importante per voi ma per loro si) e vi state chiedendo come fare per non farlo ricapitare un’altra volta.
Quali sono i motivi principali per cui non si riesce ad ascoltare l’altro?
Il primo è la fretta, lo stress. Abbiamo mille cose da fare, e anche mille cose in testa. Ciò che l’altro ci sta dicendo è l’ennesima informazione, l’ulteriore problema di cui farci carico. Perciò è pesante, è gravoso. Magari ci spinge a controllare la nostra emotività, a contenere quella dell’altro. E anche questo può essere davvero difficile.
Il secondo ha a che fare con un problema di ego. Sappiamo già le risposte, abbiamo già tutte le soluzioni in tasca ai problemi che ci vengono posti. Perciò ascoltare è inutile, fondamentalmente una perdita di tempo. Pensiamo che chi ci sta parlando non sappia quai sono i veri problemi della vita perciò rispondiamo spesso con :”Anche io sai…” “Anche a me capita questo..” “Pensa a me invece che..”.
Il terzo motivo può essere perchè in un mondo iper digitale abbiamo perso le competenze di base per iniziare e avviare una conversazione per cui ci spazientiamo presto, non lasciamo terminare il discorso all’altro, vogliamo concludere in fretta, non sappiamo cosa dire.
Ecco quindi alcuni errori da non commettere quando vogliamo davvero ascoltare qualcuno con alcuni suggerimenti invece da mettere in pratica per applicare un buon livello di ascolto:
Interrompere. Non ha bisogno di spiegazioni. E’ proprio una brutta abitudine che vi sconsiglio di coltivare. Invece: lasciamo finire la persona di dire ciò che voleva dire.
Saltare alle conclusioni. Esempio: “se mi parla di un problema vuol dire che mi sta chiedendo una soluzione ma io non ce l’ho e quindi come faccio? (panico). Oppure: “gli rispondo la prima cosa che mi viene in mente, meglio che non dire nulla”. Invece: non è detto che chi ci parla di una sua difficoltà voglia per forza una soluzione. Forse vuole solo che qualcuno lo ascolti, vuole liberarsi, “vuotare il sacco”, per poi sentirsi meglio, più leggero.
Togliere la parola di bocca all’altro. Finire le frasi al posto dell’altra persona potrebbe significare comunicare: “so già cosa vuoi dirmi, non mi stai portando nulla di nuovo, mi stai annoiando tanto che so già dove vuoi arrivare”. Anche qui, non servono spiegazioni. E’ veramente brutto (vi è mai successo?). Invece: proviamo a non interrompere e a non finire le frasi dell’altra persona.
Essere critici. Criticare, commentare negativamente ciò che la persona ci sta raccontando è veramente sgradevole. Ad esempio dire costantemente: “Hai fatto male a fare così, ha sbagliato”. Questo non è ascolto, è distruzione dell’altro. Ricordiamocelo. Invece: non è per forza detto che sia necessario esprimere un giudizio, positivo o negativo che sia, ogni volta. Possiamo anche solo chiedere qualcosa in più, proprio per dare l’idea che ci importa di ciò che stiamo sentendo.
Non reagire. Non dire nulla mai. Non chiedere nulla. Peggio ancora: guardare il cellulare mentre l’altro parla (terribile e ovviamente scontato ma quante volte succede?). Invece: allontanare il cellulare, guardare la persona, esserci. Per davvero.