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Sintomi fisici e ipocondria

Ci terrei a portare oggi un tema che è molto interessante e che mi capita molte volte di riscontrare nel lavoro con i miei pazienti.
Mi riferisco a come vengono interpretati alcuni sintomi fisici da parte di persone che soffrono di ipocondria o che comunque hanno preoccupazioni molto intense rispetto alla propria salute in assenza di oggettivi riscontri medici.

Immagine da mypersonaltrainer.it
Capita spesso in queste persone che si creino dei circoli viziosi ad esempio di questo genere:
la persona si sente ansiosa (spesso è un ansia di tratto, il che significa che il paziente è “fatto così”) e nota alcuni segnali del corpo (ad esempio tremori, dolore al petto, nausea, mal di stomaco) e attribuisce tali sintomi non ad una condizione ansiosa, ma ad una malattia organica.
Ovviamente da qui la persona, agitandosi ulteriormente, va a peggiorare quelle sensazioni fisiche, convincendosi ancora di più che c’è qualcosa che non va.
La peculiarità del ragionamento della persona ipocondriaca poi è di ricondurre tali sintomi alla presenza di una grave malattia (solitamente tumori, malattie degenerative ecc). Le eventuali ipotesi minori (malattie meno gravi, ansia…) non vengono prese in considerazione.
Un ruolo importante in questo senso è quello di internet. Oggi tutti noi abbiamo a disposizione moltissime informazioni che però purtroppo non sono filtrate, sono generali, tanto che se viene digitato in Google “mal di testa” compaiono tantissime informazioni che paventano situazioni che arrivano fino al tumore. La persona ipocondriaca si concentrerà sicuramente sulle informazioni più catastrofiche, aumentando esponenzialmente il proprio livello di ansia.
Un ulteriore errore che viene commesso è di concentrarsi molto sui sintomi che spaventano. Portare l’attenzione su quei sintomi li rende sempre più evidenti e sempre più spaventosi.
Quindi una parte importante del lavoro che deve fare chi soffre di eccessive preoccupazioni per la propria salute è insegnare a distinguere tra sintomi di una malattia e sintomi dell’ansia, che vengono erroneamente interpretati. Questo aiuta il paziente a “rimettere le cose al proprio posto”. Una cosa è l’ansia, fastidiosa ma benigna, una cosa è una malattia fisica.
Un secondo obiettivo di lavoro riguarda il divenire consapevoli che le ricerche dei propri sintomi in internet non producono effetti positivi sull’ ansia.
Questo aiuta la persona a comprendere che alcuni comportamenti, del tutto in buona fede, non aiutano.
Un’altra parte molto importante è insegnare al paziente a ragionare ad “ampio raggio”, tenendo presenti tutte le possibili cause di un determinato sintomo, non solamente le peggiori che vengono alla mente.
Questo modo di ragionare è molto importante perché è più razionale e aderente alla realtà rispetto al focus ristretto del ragionamento ipocondriaco che prende in considerazione quasi esclusivamente l’ipotesi peggiore.
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